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di Luca Leone

Ad un’ora tarda della sera, in un locale occupato da studenti universitari e uomini di mezza età, all’improvviso si ode uno “smiagolio nel buio”: una donna intona un’aria con voce da soprano, che dissipa le nebbie del silenzio fumoso e cancella ogni altra conversazione. In diversi si voltano a guardarla.

Sembrerebbe, dalla descrizione, d’essere nel Korova Milk Bar, ricovero per animali della notte, nella periferia inglese di un fantascientifico futuro prossimo, invenzione del genio visionario di Burgess, poi tradotta in immagine dall’altrettanto geniale Kubrick. Se stessimo parlando di Arancia meccanica, ci dovrebbero essere nel medesimo locale Alex e i suoi drughi che consumano “latte più” per riconciliarsi con se stessi dopo una nottata di ultraviolenza, e la donna già citata che intona qualche nota del Ludovico Van.

Quasi, ma non esattamente…

Sempre di un incontro tra letteratura e musica classica si parla, ma localizzato in tempi e spazi differenti… nella pietrosa Sardegna, a Cagliari, in una paninoteca con tavoli in legno e gli AC/DC come sottofondo, ai giorni nostri, quindi. Si servono birre in quantità, niente “latte più”, non ci sono né Alex né tantomeno il resto dei suoi compari, ma tre avventori un po’ più innocui: Luca, Chirù ed Eleonora.

La scena è tratta dal romanzo “Chirù” di Michela Murgia (pag. 86), uscito in novembre per Einaudi, libro nel quale si incastrano perfettamente diverse arti: il teatro, la letteratura (naturalmente) e, ciò che a noi più interessa, la musica.

È Eleonora, attrice trentottenne, che all’improvviso smiagola: canta, permettendosi di dare suono ai versi di un’opera lirica, in questa inconsueta sede. Non interpreta la nona di Beethoven, ma un’opera di un altro maestro: il Così fan tutte” composta da Mozart col contributo del  librettista veneto Lorenzo Da Ponte.

Chirù, giusto per chiarirci, è il giovane su cui Eleonora ha scommesso, assumendolo sotto la sua tutela come allievo. Vuole condurlo in un percorso di crescita artistica, con le stesse modalità pedagogiche in voga, da quanto ne sappiamo, nelle scuole dei grandi filosofi, allorquando si viveva a stretto contatto con loro, per raggiungere la saggezza.

In Chirù Eleonora ha visto tanto: talento indubbio nel suonare il violino, intelligenza fuori dal comune e qualcosa di indefinito ma attraente, che cerca di chiarificare strada facendo. Non è il primo ragazzo che prende per mano: da quando è un’attrice affermata, ne ha “adottati” già tre.

Luca, invece, è collega di conservatorio, coetaneo e miglior amico di Chirù.

Il motivo per cui Eleonora scomoda Mozart e Da Ponte dai loro troni nel paradiso dei più grandi, in questa serata informale in una pinacoteca poco illuminata, è che vuole offrire ai suoi giovani compagni un ideale “libretto di istruzioni”. Non uno consueto per montare mobili o riparare caldaie, ma un prontuario che permetta di decifrare le donne entrando nei loro meccanismi mentali. Appena adolescenti, sono ancora smarriti e incapaci di comprendere il loro mondo, e non sanno di avere la chiave a portata di mano, basta conoscere Lorenzo da Ponte dice Eleonora  “un prete che ha scopato quanto voi nella vita potrete solo sognare, e vi ha fatto il favore di spiegarvi quello che ha capito, che peraltro non è poco”. Le sue parole contengono le istruzioni, insomma.  Quindi canta, riproponendo i versi del “Così fan tutte” con cui il personaggio di Despina si rivolge alle sue padrone quindicenni, finite al centro di una scommessa che mette in discussione la loro fedeltà ai compagni Guglielmo e Ferdinando, nell’aria “Una donna a quindici anni” che apre il secondo atto.

Il suo insegnamento è questo, in definitiva: tutte le donne indossano una maschera, al di sotto della quale abbondano di insicurezze e dubbi esattamente quanto i maschi…

Mozart credo sia più o meno conosciuto da tutti; sarebbe bello, invece, continuare con la strabiliante biografia di Da Ponte (1749-1838). Tuttavia sarebbe ingiusto ridimensionarla per farla entrare negli spazi ridotti di questo articolo, poichè tra esili a causa del suo amore per Rousseau e le relazioni adultere, l’amicizia con Casanova, la collaborazione con Mozart alla corte di Giuseppe II d’Austria e il viaggio della speranza in America, dove sarà il secondo italiano in assoluto a ottenere una cattedra universitaria e il primo a portare Rossini alla conoscenza del pubblico del nuovo mondo, meriterebbe sicuramente i classici capitoli a parte.

Mi limito a riportare quanto Lorenzo diceva di se stesso, sperando di suscitare abbastanza curiosità: «Io credo che il mio cuore sia fatto di materiale diverso da quello degli altri uomini… Io sono come un soldato che, spronato dal desiderio di gloria, si precipita contro la bocca del cannone, come un amante che si getta tra le braccia della donna che lo tormenta».

Riguardo all’uso sapientissimo che la Murgia fa del “Così fan tutte”, andando avanti nella lettura ci si rende conto del grande riverbero che le parole cantate di Eleonora avranno nell’animo curioso e sensibilissimo di Chirù.

Non finiscono nel dimenticatoio come si potrebbe essere portati a pensare: il ragazzo farà tesoro di questo insegnamento, più di ogni altro, finendo per rivoltarlo contro la stessa maestra, per porla davanti ad una scelta faticosa, dolorosissima, definitiva. Una scelta legata sì al legame artistico che li unisce, ma anche a qualcosa di decisamente più profondo e pericoloso.

Una donna cammina incerta, ha addosso una leggera biancheria in pizzo. Può possedere un massimo di cento oggetti. Il possesso di ogni nuovo avere implica la rinuncia ad un altro. In questo momento ha davanti a sé un abito da sposa. Per ottenerlo deve fare a meno di una tazza regalatale il giorno di San Valentino, dal suo primo vero amore. Deve farla in frantumi, se vuole sposarsi.

La tazza può rompersi, ma ti è sempre servitrice, che tu ingrassi o dimagrisca, ed è sempre possibile pulirla. L’abito da sposa, invece, si disfa meno facilmente, ma rischia di soffocarti,  non si adatta ai cambiamenti del corpo e si sporca facilmente, a volte in maniera irrimediabile.

La donna non riesce a decidersi, ma deve necessariamente esprimere una preferenza. Cosa sceglierà, l’abito da sposa, o la tazza?

La donna è Eleonora, che recita nel suo trionfante spettacolo, in un teatro di Firenze. In prima fila, a guardarla, ad assistere alla scelta in cui, fuor di metafora, è implicato, Chirù (pag. 168).

 

Ascolta il racconto di Luca Leone sul “Così fan tutte” menzionato in “Chirù” (o scarica il podcast)

 





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