Blog

by Luca Leone

Ora premi PLAY e mentre suona il pezzo Pyramid song entra nel mondo di Caos Calmo

 

Libro: Caos Calmo di Sandro Veronesi (2005)

Brani dei Radiohead citati: pg. 86-404 There there (in The hail of the thief); pg. 213 The tourist (in Ok Computer); pg. 214-346 Big ideas – Don’t get any (poi diventata: Nude dell’album In Rainbows); pg. 216-217 Lift (pezzo non incluso in alcun album); pg. 227-228 Where I end and you begin (in The hail of the thief); pg. 229 Pyramid song (in Amnesiac); pg. 236 Fake plastic trees (in The bends). I Radiohead vengono citati, o sono al centro di dialoghi, senza precisi riferimenti a loro pezzi, anche alle pg. 215- 237-254-255-257-415

Cosa potrebbe aver spinto Veronesi a inserire così tanti brani dei Radiohead nel suo romanzo?

Molte frasi delle canzoni dei Radiohead sono contenute in un cd masterizzato che il protagonista-narratore, Pietro Paladini, ascolta in macchina ripetutamente. Sintetizzano forse – con stupefacente puntualità – le fasi esistenziali vissute dai protagonisti, e dallo stesso Pietro? Pietro soffre, ha perso la moglie Lara, è confuso. La musica spesso ci lascia esprimere sentimenti confusi e cupi a cui non lasciamo il necessario spazio emotivo. I testi dei Radiohead finiranno per guidarlo, per indicargli la via. Finirà per riporre in loro un tale significato da crederli provenienti dalla stessa moglie morta… Sono un punto di collegamento con gli altri, con le vite delle persone che lo vengono a trovare in macchina, col fratello, che attraverso una delle canzoni si scopre avere un grosso trauma, con la sorella di sua moglie, che aveva masterizzato il cd, e con la moglie stessa, come detto. Aggiungono un mistero, un lato mistico, anche oscuro. Almeno secondo me.

Nel libro ci sono altre citazioni musicali oltre ai Radiohead: Cuccuruccucu di Franco Battiato, Sacrifice di Elthon John, Rosamunda di Gabriella Ferri. E sono anche nominati i Franz Ferdinand, i Judas Priest, Pino Daniele, Björk, gli Abba, i Ricchi e poveri, Diana Ross, Wu-Tang clan, Britney Spears. E quasi sicuramente ho dimenticato qualcuno…

Gli inglesi Radiohead, in 20 anni di carriera discografica, si sono dimostrati capaci di elevare la loro musica al livello di medium, ossia di canale o mezzo di comunicazione (come la tv, Internet o la radio ad esempio) capace di influenzare milioni di fan di ogni parte del mondo, attraverso la trasmissione di messaggi di grande forza poetica e visionaria.

Pochi altri artisti del loro stesso genere di riferimento, il rock, in epoca corrente possono vantare una simile risonanza planetaria, pochissimi altri un radicamento tale, nell’immaginario delle persone, della loro poetica di gesti, simboli e frasi memorabili. Parte del merito va all’incredibile talento creativo dell’eccentrico frontman Tom Yorke (quello dagl’occhi “strani” per chi non lo conoscesse) ma una parte ancor più consistente all’instancabile studio, ricerca e sperimentazione dei Radiohead come collettivo, in ambiti anche lontani dalle rassicuranti rive del rock.

Se si ripercorre a ritroso la loro evoluzione si scopre un terreno zeppo di contaminazioni di elettronica, pop, oltre che di interessanti dettagli stilistici presi in prestito da altre correnti artistiche. I Radiohead hanno fornito, agli esordi, l’inno di un’intera generazione di adolescenti annoiati ed emarginati: il brano “Creep”, che poi è stato rinnegato ed è finito fuori scaletta perché aveva riscosso un eccessivo successo commerciale. Album come Ok Computer prima, e Kid A dopo, diffondono su larga scala il ritratto impietoso dell’uomo trasfigurato nel passaggio da un millennio all’altro, alienato e solo, nella disperata ricerca di amore.

I più recenti lavori, l’album in Rainbows (prodotto da un’etichetta indipendente e acquistabile tramite un’offerta libera) e The hail of the thief (in cui il “ladro” – thief – è George W. Bush) portano alla ribalta, con una musica sempre rinnovata, messaggi di opposizione nei confronti dell’industria discografica e del sistema politico statunitense. In un’ottica meno razionale, più figlia del flusso travolgente di parole sussurrate dalla voce lamentosa e supplicante dello sciamanico Yorke diventa plausibile, per chi ci vuole credere, un’altra idea di medium: una più spirituale, trascendentale. Quasi che il gruppo di Oxford abbia acquisito il dono di fare da intermediario tra questo e l’altro mondo, portando a ciascuno di noi i commoventi messaggi d’affetto dei nostri cari defunti…





Leave a Reply








Libri consigliati

Facebook