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L’anima della frontiera (Mondadori, collana Scrittori italiani e stranieri, 192 pagine), il nuovo romanzo di Matteo Righetto, autore dell’applaudito − anche al cinema − La pelle dell’orso, racconta una vicenda ambientata a cavallo tra il Veneto e l’impero austro-ungarico alla fine dell’Ottocento, di cui è protagonista una giovane contrabbandiera di tabacco. Piace anche a te se sei fatto così:

Genere: maschio o femmina

Età: dai 16 anni

Carattere e stato d’animo: hai voglia di “sederti intorno al fuoco” e sentirti raccontare una storia. Sei romantico, idealista e amante della natura

Libri piaciuti: La pelle dell’orso di Matteo Righetto, Il Cardellino di Donna Tartt, I monti pallidi. Storie e leggende delle Dolomiti di Karl Wolff

A metà tra il romanzo di formazione, d’avventura e di genere “western”, quest’ultimo per la presenza di elementi fondativi tra i quali, in particolare, il racconto di un’epica contadina che, come dice l’autore, non è caratteristica solo degli americani, ma anche del Veneto, L’anima della frontiera è un romanzo dal respiro terso che immerge il lettore in un paesaggio montano, e glielo fa sentire proprio.

Racconta Righetto:

La montagna è un luogo dell’anima, specchio della coscienza dei personaggi, non è, nel romanzo, soltanto una cornice

Ma c’è di più: il titolo, ci spiega, allude a tutti i possibili significati di “frontiera”, certo anche quello geografico, attualissimo, ma soprattutto è intesa come confine etico e personale: tra la giovinezza e l’età adulta, il bene e il male, la follia e la ragione.

Ascolta la prima parte dell’intervista all’autore (o scarica il podcast qui):

L’anima della frontiera narra la storia di Jole originaria di Enego, un paese nei dintorni di Bassano del Grappa, in Veneto, che a diciott’anni, credendo il padre morto, attraversa il confine tra Italia e Austria per vendere di contrabbando il tabacco coltivato dalla sua famiglia e così trovare di che sfamare se stessa e i suoi cari.
L’impressione è quella di poter ascrivere il romanzo alla famiglia dei “nostoi”, i ritorni (celebre l’Odissea), perché se è vero che il viaggio della protagonista è in due direzioni,

È il tornare che conta, più dell’andare. Il viaggio della nostalgia che si arricchisce di esperienza. Jole andando oltre la frontiera diventa donna e tornando porta con sé un’esperienza che la cambia per sempre

Ascolta la seconda parte dell’intervista (o scarica il podcast qui):

Notò che intorno a lei fiorivano alcuni pissacani, dei fiori di tarassaco, così gialli e belli rispetto all’asprezza e al grigiore delle pietre che li circondavano. […] “Questo fiore cresce ovunque e sempre, in pianura e in montagna, in ogni stagione dell’anno tranne che in inverno, quando i prati sono ricoperti di neve. È il vero simbolo della natura e della libertà”.





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