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Rullo di tamburi: abbiamo intervistato uno degli scrittori più famosi del pianeta, e certamente uno dei nostri preferiti. È Patrick McGrath, l’autore del celeberrimo Follia (Adelphi), da poco tornato in libreria con La guardarobiera (La nave di Teseo, traduzione di Carlo Prosperi, 326 pagine).

Secondo noi questo romanzo ti piace se sei fatto così:

Genere: maschio o femmina

Età: dai 20 anni in su

Carattere e stato d’animo: sei un grande “studioso” della natura umana. Quello che ti colpisce di più è che talvolta il detto ogni medaglia ha il suo rovescio ti sembra molto veritiero: la realtà non è una sola ma dipende dai punti di vista, e spesso ti accorgi che nelle persone possono coesistere anime del tutto diverse, anche nello stesso momento. Incidentalmente, ti piace molto andare a teatro!

Libri piaciuti: Uno, nessuno, centomila di Luigi Pirandello, Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro, Grottesco di Patrick McGrath

Abbiamo intervistato in radio l’autore: puoi sentire la sua voce, se premi play qui sotto (o se scarichi il podcast qui), ma abbiamo anche trascritto e tradotto la conversazione, la trovi di seguito. Le domande dalla 6 alla 10, invece, gliel’abbiamo fatte per iscritto (in English, of course) proprio riguardo a La guardarobiera.

1) Lei è nato in Irlanda, ma ha vissuto per molti anni a Londra quindi si è trasferito in Canada e poi negli Stati Uniti. Ma molti dei suoi romanzi, compreso l’ultimo, sono ambientati in Inghilterra. Perché?
Non sono nato in Irlanda, ma a Londra, da genitori irlandesi, e ho ambientato alcuni miei lavori in America ma mi sento più a mio agio a scrivere storie londinesi credo perché sono cresciuto in Inghilterra, quindi sono più inglese che americano o irlandese o altro.

2) Lei scrive per vivere, giusto?  Scrivo ma anche insegno.
Qual è la sua routine giornaliera di scrittore, se ne ha una? Scrivo al mattino: cerco di scrivere 1000 parole ogni mattina, scrivo con la penna su un taccuino, poi trascrivo il lavoro che ho fatto al computer, lo stampo e lo edito. E cerco di fare così ogni mattina.
E al pomeriggio? Insegna? Insegno alla sera. Nel pomeriggio leggo, faccio le ricerche che mi servono per scrivere e tutte quelle altre cose che la vita richiede.

3) Lei ha scritto diversi romanzi. Tra questi Follia è il più famoso. Perché pensa che quel libro sia stato così amato?
È una domanda difficile. Credo che la risposta riguardi la natura di Stella Raphael, la protagonista del libro. Ci viene posta una domanda: Stella è una donna innamorata o è una donna con disturbi psichici? È responsabile della morte di suo figlio, quindi porta una grave colpa ma è accaduto a causa dell’amore intenso che prova per Edgar o è accaduto perché lei è diventata fortemente disturbata psichicamente? La domanda che sorge è: l’amore è una forma di follia? ed è questa domanda, credo, quello che ha interessato così tanti lettori.

4) Qual è il sogno che ha come scrittore, o ha già realizzato i suoi desideri?
[Ride] Beh, il primo sogno di ogni scrittore è pubblicare un libro e io l’ho fatto molti anni fa, e il sogno adesso è… scrivere il libro perfetto.
E cos’è il libro perfetto? [Ride ancora] Non lo so. Credo che continuerò a scrivere, forse il sogno è non smettere mai di scrivere fino a scrivere alla fine un libro che sia pressoché perfetto.

5) Cosa dovrebbe fare un giovane scrittore per migliorarsi?
Un giovane scrittore deve lavorare duramente per imparare il mestiere della scrittura e deve anche leggere un bel po’ per capire come gli altri scrittori hanno risolto i problemi che lui stesso incontrerà.

6) La guardarobiera è un romanzo abbastanza diverso dai suoi precedenti: la trama non è incentrata sulla malattia mentale di un qualche personaggio (o comunque non primariamente), ma il romanzo affronta diversi altri temi e risulta, in generale, meno “disturbante” degli altri. È così? E se sì, perché ha fatto questa scelta?

Questo nuovo libro è molto più “sociale” della maggior parte dei miei libri. Un teatro è una comunità, molte storie si svolgono contemporaneamente. Normalmente scelgo di ritrarre uno specifico personaggio, e mi focalizzo sulla crisi che attraversa e lo disturba. Questo è vero per Joan Grice, ma allo stesso tempo lei ha una rete familiare e una rete sociale ampia, in teatro. Questa però non è una comunità stabile. La guerra porta la gente a Londra, come Gustl, e Frank e la sua famiglia, e le relazioni sono complicate. Alla fine ci concentriamo su Joan e i suoi problemi. Ma lei viene da un mondo ricco, pieno, dove non tutto è strano, disturbato e spaventevole.

7) La guardarobiera è ambientato nel mondo del teatro e si sentono echi pirandelliani: indossiamo tutti una maschera?

Sì, tutti indossiamo una maschera ma non è poi così male. Il mondo sarebbe nel caos se non lo facessimo. Forse ci togliamo la maschera solo quando siamo soli con i nostri amici intimi o con le persone che amiamo. Gli attori sono interessanti perché il loro lavoro comporta la necessità di indossare maschere e, talvolta, come per Gricey, quella maschera ne ha dietro un’altra. E forse un’altra ancora, dietro a quella. Questo è quello che mi ha attratto di questa storia: poter dire qualcosa riguardo l’identità.

8) In questo romanzo si racconta una storia d’amore molto particolare: una donna (la guardarobiera del titolo, che per inciso è una costumista) s’innamora di un attore che le ricorda suo marito, ch’era a sua volta un attore ed è morto da poco. Allo stesso tempo sua figlia recita a teatro proprio con quell’attore e nella pièce che mettono in scena lui è per lei una sorta di amante. Trova che i triangoli amorosi siano particolarmente affascinanti da un punto di vista letterario?

È difficile scivere una storia senza un triangolo amoroso. È uno schema perfetto, come un violino, o un ombrello. È il complesso di Edipo. Ci sono migliaia di storie con triangoli amorosi. Ho in mente di scriverle tutte.

9) La voce narrante non si sa chi sia. Sembra un gruppo di vecchie attrici… è così?

Il narratore di questa storia è un gruppo di vecchie donne di teatro, attrici in pensione, costumiste ecc. che guardano gli eventi dall’alto (forse dal Paradiso? Che siano morte?) e fanno commenti su fatti e personaggi. Sono un po’ come il Coro in una tragedia greca di Euripide.

10) Infine: quali sono gli ingredienti per essere uno scrittore di successo? 

Per essere un romanziere di successo si deve avere un po’ di talento come narratore, cioè c’è bisogno di una fervida immaginazione. Poi bisogna lavorare sodo e mai scoraggiarsi quando il proprio lavoro viene rifiutato e criticato. Bisogna leggere altri scrittori, grandi scrittori possibilmente, e imparare da loro. Si deve essere un poco “ossessionati”. E avere fortuna. Se non hai fortuna, devi fartela, o rubarla a qualcun altro.

Abbiamo raccontato il romanzo La guardarobiera in questo video:





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