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Aspettando la nuova fatica di Gaia Manzini, “Ultima la luce” in uscita per Mondadori il prossimo gennaio (manca davvero poco!), siamo andate a rileggerci il suo penultimo (a questo punto) romanzo, “La scomparsa di Lauren Armstrong” (Fandango Libri, collana Galleria Fandango, 314 pagine), che siamo sicure ti possa piacere se sei fatto così:

Genere: maschio o femmina

Età: dai 20 anni in su

Carattere e stato d’animo: sei una persona che pensa, accosta fatti, riflette. Vai avanti e indietro col pensiero per trovare un senso alle cose che succedono. Sei molto razionale, ma alla letteratura chiedi anche di essere trasportato via dalle emozioni!

Libri piaciuti: “Un solo essere” di Marco Montemarano, “Mal di pietre” di Milena Agus, “Dove si va da qui” di Simone Marcuzzi.

Gaia è una scrittrice abilissima, e una persona molto disponibile. L’avevamo già intervistata come autrice di uno dei racconti della raccolta “Pensiero Madre” (qui), e ci abbiamo preso gusto.

“La scomparsa di Lauren Armstrong” è un romanzo che indaga profondamente il tema dell’assenza, anche solo per il fatto che la Lauren del titolo non è la protagonista, ma l’attrice che la protagonista, Eva, doppia in italiano, e dietro al cui corpo si cela. Quando Lauren scompare (una fuga?), la vita di Eva si scompone. Contemporaneamente scopre che la madre, Ella, è malata di leucemia e forse lei sola potrà salvarla, in qualche modo azzerandola e rivivificandola, e ancora, pagina dopo pagina, dettaglio dopo dettaglio, al lettore viene svelato chi sia Sofia e come, diversamente da Eva, non ci sia più.

Perchè Gaia Manzini ha scelto questa linea di accadimenti e di riflessioni? Ascolta la prima parte dell’intervista premendo play (o scaricala qui) perché gliel’abbiamo chiesto:

 

Ma poi c’è anche qualcosa che resta, nella fattispecie un pezzo del Muro di Berlino, che Ella costodisce e passa alla figlia, come un osservatore silente, capace di testimoniare quei momenti di passaggio della vita che sono paragonabili alla caduta di un muro, quando una barriera cede. Ascolta la seconda parte dell’intervista (o scaricala qui), in cui sconfiniamo e chiediamo a Gaia Manzini anche qualcosa di sé:

 

 

Il tempo radiofonico, si sa, è tiranno, ma fuori onda ne abbiamo approfittato per rivolgere a Gaia qualche altra domanda più personale, sul suo rapporto con la scrittura, con la lettura, con le emozioni… e col suo nome! Premi play o scarica qui:

 





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