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“Mani calde” di Giovanna Zucca (Fazi editore, 250 pagine) è quello che in gergo tecnico viene chiamato long seller, cioè un libro che piace, viene letto e regolarmente acquistato, anche a distanza di tempo da quando è uscito. Questo romanzo ha infatti già sei anni di vita, ma sta ancora girando felicemente tra i lettori. Piacerà (forse inaspettatamente) anche a te se ti riconosci nell’identikit qui sotto:

Genere: femmina o maschio

Età: dai 15 anni in su

Carattere e stato d’animo: sei una persona molto buona, a volte sentimentale, e ogni tanto ti lasci andare a qualche lacrima di commozione. Oppure, in generale, non stai attraversando un bel periodo della tua vita e hai bisogno di non perdere le speranze

Libri piaciuti: “Oscar e la dama in rosa” di Éric-Emmanuel Schmitt,  “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” di Mark Haddon e “Primo non nuocere” di Henry Marsh.

E visto che noi PbS abbiniamo a un libro il suo lettore e viceversa, chiediamo subito all’autrice, intervistata al telefono, quale sia l’umore di “Mani calde”, un libro secondo noi “confortante”. Abbiamo ottenuto una risposta che ci è molto piaciuta:

Una melanconia bella, che sembra quasi una felicità nel sentirsi tristi

Ascolta la prima parte dell’intervista (o scaricala qui):

 

L’incipit è questo:

Mi chiamo Davide ho nove anni e per un po’ di giorni sono morto. Tutti dicono che è stato Padre Pio a guarirmi, ma io lo so che è stato il dottore antipatico […]

Giovanna Zucca definisce questo suo romanzo d’esordio un piccolo miracolo, perché è entrato sotto la pelle di tutti i lettori che ha incontrato sulla sua strada, anche di quelli (maschi in genere) che mai avrebbero pensato di essere toccati dalla storia di  un bambino in difficoltà (la voce narrante).

Il protagonista, infatti,  riesce a convertire un sistema (la routine e le procedure asettiche di un reparto di terapia intensiva) e a sgelare anche animi congelati, come quello del primario, algido e anafettivo, ma geniale, dottor Bozzi.

Visto con gli occhi di un bambino anche un reparto di terapia intensiva non è poi così drammatico

ci confessa l’autrice, che ha tenuto nel suo romanzo un velo di leggerezza e regala ai lettori il lieto fine.

Nella seconda parte dell’intervista (scaricala qui) Giovanna Zucca, infermiera strumentista e aiuto-anestesista oltre che scrittrice, ci racconta com’è che Davide è entrato nella sua vita, essendosi lei ispirata ad una storia vera:

 

Dopo “Mani calde” l’autrice, decisamente polidrica, non ha seguito i consigli dei guru dell’editoria e ci ha confidato, col suo tono ironico e appassionato:

ho aperto il mio cuore a Jane Austen,  ritrovandomi tra un turno e l’altro a correre su una carrozza per Winchester portando un oscuro luminare al suo capezzale per salvarla

ma non finisce con “Una carrozza per Winchester” la sua carriera di scrittrice,  a questo sono infatti seguiti: “Guarda c’è Platone in tv” (la sua tesi di laurea in filosofia), “Assassinio all’Ikea” e  “Turno di notte”, due libri gialli ambientati a Padova.

Ascolta la terza parte dell’intervista (o scaricala qui) in cui Giovanna Zucca ci dà anche un gustoso retroscena sulla nostra intervista telefonica (qualcuno è entrato mentre lei ci parlava… ma dove?).

 





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